Il mal di schiena limita i tuoi movimenti?
Vorresti lavorare e fare sport senza provare un forte dolore alla schiena o alle gambe?
Prenota una visita con la Dott.ssa Francesca Barile, Chirurgo Ortopedico e Vertebrale, esperta nel trattamento conservativo e chirurgico delle patologie della colonna vertebrale.
Mi chiamo Francesca Barile e sono un Chirurgo Ortopedico che tratta ogni giorno pazienti come te, che provano gli stessi dolori e desiderano stare meglio.
Il mal di schiena limita i tuoi movimenti?
Vorresti lavorare e fare sport senza provare un forte dolore alla schiena o alle gambe?
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Mi chiamo Francesca Barile e sono un Chirurgo Ortopedico che tratta ogni giorno pazienti come te, che provano gli stessi dolori e desiderano stare meglio.
Perché scegliere la Dott.ssa Francesca Barile?
Potresti chiederti perché curare il tuo dolore adesso o perché rivolgerti proprio a me.
Ecco almeno 4 buone ragioni:
Perché propongo ai mei pazienti i trattamenti più efficaci e meno invasivi messi a punto dalla comunità scientifica internazionale. Infatti, ho studiato a fondo queste patologie e credo in un aggiornamento continuo. Consapevole che la formazione in ambito medico non si ferma mai, ho preso parte a numerose missioni umanitarie e lavorato in questi anni a 40 pubblicazioni scientifiche internazionali.
Perché soffrire di dolori alla schiena non significa rassegnarsi o sopportare in silenzio. Grazie al mio Metodo puoi superare i disagi causati da questa patologie attraverso un piano fondato sull’utilizzo integrato di strumenti e azioni che possono agire sui fattori di rischio, e prevenire le recidive.
Perché ho sviluppato una specifica esperienza rivolta a pazienti affetti da patologie della colonna vertebrale, in particolare da ernia del disco: questo significa affidare la propria salute ad una professionista altamente specializzata in materia e capace di intervenire con la massima efficacia sulla problematica, per una guarigione completa e rapida.
Perché ritengo che la chirurgia non sia sempre la strada migliore da percorrere. Per questo la personalizzazione di ogni singolo step è al centro del mio Metodo: sia nel caso di pazienti che hanno effettivamente bisogno di un intervento chirurgico, sia per coloro che possono risolvere il loro problema con terapie conservative.
Quali sono i benefici?
Visitando ogni giorno persone proprio come te, so cosa significa rimanere bloccati rinunciando completamente alla propria quotidianità a causa del dolore. Grazie al mio Metodo potrai finalmente dire addio a frustrazione e limitazioni nelle semplici azioni di tutti i giorni. Riuscirai a lavorare, riposare, fare sport senza continue fitte di dolore e senza aspettare mesi (o anni) per trovare una soluzione.
• Fai un lavoro manuale che richiede grandi sforzi fisici?
• Ami fare sport e il mal di schiena ti blocca continuamente?
• Quali sono i tuoi obiettivi ora e nei prossimi mesi?
Prendere in carico il paziente in modo personalizzato significa anche fare e farsi queste domande per identificare insieme a te gli step di trattamento più adatti, dal momento della prima visita fino alla risoluzione permanente del problema.
Vuoi saperne di più?
Oppure desideri prenotare una prima visita per valutare il tuo caso e capire quale percorso è più adatto a te?
PRENOTA UNA TELEFONATA INFORMATIVA GRATUITA
Ancora prima di venire da me in studio, ancora prima della prima visita, sono sicura che avrai dubbi, domande, curiosità da soddisfare.
Ecco perché ho deciso di offrirti una telefonata informativa gratuita, senza impegno.
Chi sono
Non sono nata in una famiglia di medici, ma di scienziati nel senso più “puro” del termine: i miei genitori sono due ricercatori che si occupano di fisica teorica. In casa quindi, inevitabilmente, ho sempre respirato un’atmosfera ricca di stimoli: la curiosità, il desiderio di comprendere il funzionamento delle cose e di scoprirne di nuove, sono sempre state coltivate e incoraggiate.
Ai conti astratti e alle teorie, preferivo però gli esperimenti pratici in cui le mie ipotesi trovavano un immediato riscontro, e ho sempre considerato imprescindibile l’interazione con gli altri e il contatto con le persone che mi circondavano. La somma di queste inclinazioni mi ha condotta ad una forte passione per la medicina e, in particolar modo, per l’Ortopedia.
Ho quindi scelto di spostarmi da Firenze, la mia città natale, verso Bologna, in modo da potermi iscrivere alla facoltà di Medicina e Chirurgia avendo accesso al luogo che è considerato la culla dell’Ortopedia nel mondo: l’Istituto Ortopedico Rizzoli.
Già durante gli studi di medicina ho iniziato a frequentare l’Istituto, dove poi ho svolto la tesi di laurea, collaborando inoltre con il Royal National Orthopaedic Hospital di Londra, che ho frequentato per 6 mesi, e con la Schön Klinik di Monaco di Baviera, dove ho trascorso altri 6 mesi.
Dopo la laurea ho intrapreso la Specializzazione in Ortopedia conseguendo con lode il termine del percorso proprio all’Istituto Rizzoli e, parallelamente, ho iniziato a svolgere missioni umanitarie in Africa circa 2 volte all’anno con l’associazione Ortopedici.org.
Queste missioni mi hanno insegnato a prendermi cura del paziente prima che della patologia. In questi Paesi mancano spesso gli strumenti per fare una diagnosi e, di conseguenza, per curare efficacemente il paziente: il lavoro svolto in Africa mi ha insegnato ad ottenere ottimi risultati anche a fronte di mezzi lontani dall’eccellenza alla quale ero abituata in Italia.
È durante il mio percorso di specializzazione che ho sviluppato una sempre crescente passione per la chirurgia vertebrale, cominciando a dare una direzione meglio definita al mio percorso di formazione, che è continuato con un Dottorato di Ricerca all’Università di Bologna.
Mi sono concentrata in particolare sul trattamento dell’ernia del disco, stupendomi di come questa patologia costringa persone, spesso giovani e molto attive, a mettere in pausa la propria vita rendendo impossibili anche semplici gesti quotidiani.
La mia mission è diventata ed è tutt’ora quella di comprendere a fondo questa patologia, studiarla e trovare le tecniche (farmacologiche, fisioterapiche, chirurgiche) più efficaci e allo stesso tempo meno invasive per combatterla.
Le esperienze di formazione bolognesi, ma anche quelle lontane dall’Italia, a Londra, in Germania e in Africa, hanno arricchito enormemente il mio bagaglio di conoscenze.
Questi anni di studi e di lavoro sul campo mi hanno permesso di sviluppare il mio Metodo di trattamento, mettendo a punto percorsi per prendere in carico il paziente e identificare, con lui e per lui, gli adeguati step di trattamento, stabilendo un’alleanza terapeutica e accompagnandolo dal momento della prima visita fino alla risoluzione del problema.
Ho scelto di lavorare con il gruppo G Spine 4 dell’IRCCS Galeazzi – Sant’Ambrogio, diretto dal Dr. Pedro Berjano, visitando e operando i miei pazienti prevalentemente tra Emilia-Romagna e Toscana.
Questo contesto lavorativo, dinamico e internazionale, mi consente di perfezionare il mio Metodo, continuare l’attività di ricerca e confrontarmi continuamente con colleghi di tutto il mondo, unendo i nostri sforzi per l’obiettivo comune di aiutare i pazienti a star meglio nel minor tempo possibile.
La visita
• Durante la prima visita ascolterò con estrema attenzione la tua storia e cercherò di capire con precisione quali sono e come si presentano i tuoi sintomi, e in che modo si manifesta il dolore.
• Terminata la prima parte del colloquio passeremo alla visita vera e propria, valutando i segni e i sintomi periferici, oltre alla forza e alla mobilità di tutti i gruppi muscolari.
• Al termine, se hai eseguito esami strumentali guarderemo insieme le immagini e ti spiegherò con estrema chiarezza cosa ho notato e qual è la terapia necessaria per il tuo caso specifico.
Se hai bisogno di un intervento chirurgico
Ti spiego il motivo per cui è necessario programmare un’operazione e ti racconto nel dettaglio di quale tipo di intervento hai bisogno. Concordiamo insieme il periodo dell’operazione, organizzo la sala operatoria e nei 2-3 giorni successivi alla prima visita ti comunico la data dell’intervento, e, se hai ulteriori domande, ne parliamo insieme. Il mio staff ti aiuterà in tutta la programmazione logistica del ricovero. Io ti seguirò non solo il giorno dell’intervento, ma per tutto il post-operatorio e i successivi controlli, durante i quali valuteremo insieme i progressi nella tua attività quotidiana e sportiva.
Se non hai bisogno di un intervento chirurgico
Se il tuo problema può essere affrontato senza bisogno di ricorrere ad interventi chirurgici, metto in campo il trattamento di attacco e programmiamo un’ulteriore valutazione ad un mese di distanza dalla prima visita per verificarne l’efficacia. Questa visita di controllo è fondamentale poiché, se il trattamento conservativo non dà risultati soddisfacenti, potrebbe rendersi necessario l’intervento chirurgico. Se, invece, la terapia conservativa funziona si passa alla fase successiva del Metodo.
Le principali patologie che tratto
Consiste nella fuoriuscita della parte centrale del disco intervertebrale, che può così comprimere le radici nervose. Ciò può accadere in seguito ad uno sforzo improvviso o a causa di lenta e graduale degenerazione artrosica della colonna. I sintomi possono essere molto invalidanti e consistono generalmente in un dolore irradiato agli arti superiori (brachialgia) o inferiori (sciatalgia, cruralgia) esacerbato dalla posizione seduta o dagli sforzi. La compressione che l’ernia esercita sulla radice nervosa deve essere prontamente eliminata (o con i farmaci o chirurgicamente, a seconda del singolo caso) per risolvere la sintomatologia e soprattutto per prevenire la cronicizzazione del dolore e l’insorgenza di deficit motori.
Si parla di spondilolistesi quando una vertebra scivola in avanti rispetto alla sottostante. Questo è dovuto o ad alterazioni congenite oppure a processi degenerativo-artrosici che rendono instabili le vertebre. A causa della forza peso e dell’avanzamento dell’artrosi, lo scivolamento è progressivo e può determinare un restringimento del canale vertebrale e una compressione delle radici nervose con sintomi anche molto invalidanti. Di conseguenza, è fondamentale identificare prontamente questa patologia per studiare la strategia di trattamento più adatta al singolo paziente.
Si tratta di un restringimento patologico del canale vertebrale lombare o cervicale che può comprimere il midollo spinale o le radici nervose, causando dolore alla schiena e dolore/debolezza/formicolii alle braccia o alle gambe (sciatalgia, cruralgia, brachialgia). Deriva generalmente da alterazioni di carattere artrosico della colonna; la sua natura progressiva richiede una pronta diagnosi e un adeguato trattamento.
La scoliosi è una deviazione della colonna vertebrale sul piano frontale, che può essere presente dall’adolescenza oppure insorgere in età adulta. Determina spesso sbilanciamento del rachide, alterazioni estetiche quali il gibbo costale e soprattutto forti dolori. Nel sospetto di scoliosi, è importante un’attenta valutazione clinica e radiografica della colonna per poter pianificare insieme al paziente, in base all’età, alla maturità scheletrica, ai sintomi e al tipo di curva, il trattamento conservativo o chirurgico più indicato.
Con il termine ipercifosi si intende una anomala curvatura in avanti della colonna vertebrale. È spesso il risultato di alterazioni degenerative e osteoporotiche della colonna vertebrale; si tratta di una condizione spesso progressiva ed invalidante poiché si ha un progressivo sbilanciamento anteriore del rachide. Richiede dunque un’attenta valutazione multidisciplinare per trattare la patologia e agire sui fattori di rischio in modo da prevenire il peggioramento.
Il Metodo
Tra le patologie che tratto vorrei soffermarmi in particolare sull’ernia del disco lombare e sul Metodo che adotto in questo specifico caso.
Il percorso ha una durata di circa 6 mesi, sia per i pazienti che necessitano di chirurgia sia per i pazienti che possono farne a meno.
Sapevi che l’ernia del disco guarisce quasi sempre da sola? Il nostro corpo, infatti, è già programmato per adattarsi nel tempo. Purtroppo però questo può voler dire attendere mesi o anni, e rimanere quindi bloccati per lunghi periodi di tempo non è certo possibile per molti motivi. Inoltre, se l’ernia è molto grande ed espulsa, e se comprime una radice nervosa, il rischio è che arrechi dei danni neurologici (dolore o limitazione di movimento) irreversibili, che quindi non scompariranno quando l’ernia sarà guarita.
Ecco perché l’ernia del disco va sempre e comunque identificata e trattata prontamente.
Percorso conservativo
Se non hai bisogno di un intervento chirurgico, ti prescrivo una terapia conservativa di attacco, che varia a seconda dell’intensità e della durata dei sintomi. Generalmente questa terapia si basa su farmaci, integratori neurotrofici, riposo, corsetto lombare, sedute di fisioterapia, oltre a terapie fisiche specifiche e personalizzate.
A un mese dalla prima visita, se la tua situazione è peggiorata o non hai risposto alla terapia di attacco, valuteremo insieme il percorso chirurgico. Se invece stai meglio passiamo ad una seconda fase che prevede una terapia subacuta della durata di circa 3 mesi.
Se dopo questo periodo i sintomi sono in miglioramento, passeremo alla terza e ultima fase durante la quale, in base alle tue caratteristiche, imposterò una fisioterapia di mantenimento che agisce sui fattori di rischio allo scopo di prevenire riacutizzazioni e recidive.
Percorso chirurgico
Se i sintomi indicano da subito la necessità di un intervento chirurgico, ti spiegherò quale è l’intervento più adatto al tuo caso specifico.
Cerco sempre di scegliere il trattamento meno invasivo possibile, prediligendo l’erniectomia microscopica o endoscopica: queste tecniche prevedono di sfruttare tecnologie innovative e mininvasive (il microscopio o l’endoscopio) per poter rimuovere l’ernia con un taglio molto piccolo (tra 0,5 e 3 cm circa) e senza lesionare muscoli o tessuto osseo.
A volte però le dimensioni dell’ernia, le caratteristiche del paziente o le condizioni della sua colonna vertebrale rendono necessario ricorrere ad interventi più “tradizionali” di stabilizzazione e decompressione, che al prezzo un un’invasività lievemente maggiore permettono di ottenere un risultato definitivo e di correggere eventuali deformità (scoliosi, cifosi) o difetti di allineamento della colonna vertebrale, liberando estesamente il midollo spinale e le radici nervose.
Sono previste visite di controllo a intervalli di 1-3-6 mesi dall’intervento, aumentando progressivamente le autonomie e le attività. Il recupero post-operatorio varia a seconda del tipo di intervento, ma generalmente potrai tornare a lavoro già a 1 mese dall’intervento, e allo sport dopo 2-3 mesi.
Percorso Salute e Relax in Toscana
Recentemente ho integrato nel mio Metodo un percorso facoltativo per chi vuole e può fare l’intervento a pagamento, o con un’assicurazione sanitaria.
Si tratta di una convenzione con la Casa di Cura Rugani Hospital, dotata di centro termale e vicina a Siena, nel verde delle colline toscane. Il percorso comprende:
• Intervento chirurgico con la tecnica endoscopica mininvasiva;
• 1 notte di degenza in casa di cura;
• Il giorno successivo all’intervento trasferimento all’hotel del centro termale;
• 4 notti di soggiorno con mezza pensione per sé e per un accompagnatore (sempre incluso);
• 2-3 ore al giorno di sedute di fisioterapia ad alta specializzazione, sia in acqua che fuori.
Ho scelto questo luogo meraviglioso nel cuore della campagna Toscana, perché credo fermamente che sia fondamentale dedicarsi al recupero psicofisico immediatamente dopo un intervento, al fine di abbassare lo stato di stress e favorire tempi e modalità di recupero.
Il pacchetto garantisce riservatezza e rapidità: per esempio, un professionista che deve operarsi può prendere in questo modo solo 5 giorni di ferie in un luogo estremamente intimo e curato.
Immerso nella campagna toscana, il paziente può affrontare in totale relax il periodo immediatamente successivo all’intervento.
Testimonianze
A questo punto, forse ti stai chiedendo se prenotare la tua prima visita. Per questo ho deciso di dedicare questa sezione alle testimonianze dei miei pazienti.
Ascolta il parere di altre persone che, proprio come te, volevano tornare a star bene nel più breve tempo possibile. Insieme abbiamo individuato una strada personalizzata, che li ha portati a recuperare il completo benessere psicofisico.
F.A.Q. – Le domande frequenti dei miei pazienti
Ho deciso di raccogliere in questa pagina alcune tra le domande più frequenti che mi rivolgono i pazienti, con le relative risposte. Infatti questi dubbi potrebbero riguardare anche te e chissà che le risposte non ti aiutino a decidere se contattarmi.
Che cos’è l’ernia del disco? Perché mi è venuta?
Per poter rispondere alla domanda occorre fare un cenno all’anatomia del disco intervertebrale.
Questo è un “ammortizzatore” tra le vertebre e ha la forma di un disco da hockey. È composto da una parte centrale molto morbida ed idratata che si chiama “nucleo polposo” e che ha la funzione di assorbire i carichi e promuovere il movimento della colonna, mentre attorno è rivestito da tessuto più rigido chiamato anello fibroso. Quando per qualche motivo (uno sforzo improvviso, un sovraccarico cronico, un processo degenerativo lento) si crea una fissurazione dell’anello fibroso, parte del nucleo polposo (o anche tutto) fuoriesce dal suo contenitore e si riversa nel canale vertebrale comprimendo il midollo spinale e/o le radici nervose: ecco l’ernia del disco.
Per quanto riguarda la causa, quindi, questa può essere molto varia: la fissurazione dell’anello fibroso può avvenire in seguito ad un movimento scorretto, sollevando un carico eccessivo (ad esempio in palestra), oppure in pazienti predisposti ci può essere una progressiva disidratazione che porta allo “screpolamento” dell’anello fibroso.
Quanto tempo ci vuole per guarire? Rischio di dover essere operato?
Nella maggior parte dei casi l’ernia del disco “guarisce da sola”, ovvero tende progressivamente a disidratarsi, asciugarsi e viene “digerita” dalle cellule del nostro sistema immunitario.
Questo processo richiede tipicamente dai 3 mesi a 1 anno.
Di conseguenza i sintomi derivanti dalla compressione delle radici nervose da parte dell’ernia si alleviano con il tempo, fino a risolversi. Tuttavia, non tutti i pazienti “possono permettersi” di aspettare che il loro organismo riassorba l’ernia espulsa; infatti può capitare che la compressione che tale ernia esercita sia così importante da portare a debolezza delle gambe e difficoltà di movimento, oppure a un dolore intollerabile che renderebbe impossibile lavorare o fare sport. In questi casi può rendersi effettivamente necessario l’intervento chirurgico.
Cosa posso e cosa non posso fare con l’ernia del disco?
Con ernia del disco, compatibilmente con il dolore, si può camminare (anche a lungo) e svolgere attività fisica senza carico (nuoto o cyclette). Meglio evitare di svolgere attività fisiche che sollecitano molto la schiena (sollevamento pesi, sport di salto) e stare seduti troppo a lungo. La posizione seduta è, infatti, quella che più di tutte sollecita il rachide lombosacrale poiché ne annulla la fisiologica curvatura in lordosi.
Ad esempio, guidare per lunghi tratti è assolutamente sconsigliato.
In caso di intervento, quanto tempo ci metterò a recuperare?
L’intervento si esegue oggi con tecnologie mininvasive che permettono di non ledere la muscolatura e di non alterare in nessun modo la biomeccanica della colonna vertebrale; questo garantisce un recupero estremamente rapido con un ritorno alla vita quotidiana già pochi giorni dopo la chirurgia. L’attività lavorativa leggera può essere ripresa già a 2 settimane dall’intervento, quella pesante a circa 4 settimane.
È possibile avere una recidiva di ernia del disco?
Il disco intervertebrale è un “ammortizzatore” tra le vertebre. È composto da una parte centrale molto morbida ed idratata che si chiama “nucleo polposo” e che ha la funzione di assorbire i carichi e promuovere il movimento della colonna, mentre attorno è rivestito da tessuto più rigido chiamato anello fibroso. Quando per qualche motivo (uno sforzo improvviso, un sovraccarico cronico, un processo degenerativo lento) si crea una fissurazione dell’anello fibroso, parte del nucleo polposo (o anche tutto) fuoriesce dal suo contenitore e si riversa nel canale vertebrale comprimendo il midollo spinale e/o le radici nervose: ecco l’ernia del disco.
Il nucleo polposo fuoriuscito (ernia) si riassorbe nel tempo (si veda risposta alla domanda 2), oppure viene asportato chirurgicamente: in entrambi i casi la sintomatologia si risolve. Tuttavia, la fissurazione che si era creata non si richiude mai.
Di conseguenza, nel tempo può capitare che un po’ del nucleo polposo rimasto fuoriesca di nuovo dallo stesso tramite: ecco la recidiva. Il numero di recidive è quindi imprevedibile, dipende da quanto nucleo polposo è rimasto, dalle cause che hanno determinato in prima battuta la fissurazione e dalle condizioni globali della schiena. Per questa ragione, oltre ad accompagnare il paziente fino alla risoluzione dei sintomi, è fondamentale impostare anche un percorso individualizzato mirato alla risoluzione dei fattori di rischio che avevano causato l’ernia, al fine di prevenire (o almeno ridurre al minimo) eventuali recidive.
L’unico caso in cui la recidiva non si verifica mai è quando, per caratteristiche del paziente e della sua ernia, non si esegue l’intervento di erniectomia mininvasiva ma si è costretti a “stabilizzare” quel livello di colonna. Questo intervento, per quanto un po’ più invasivo, è definitivo e garantisce che non si verifichino recidive. Tuttavia, anche in questo caso, se comunque non si agisce sui fattori di rischio, il paziente predisposto potrebbe sviluppare ernie discali ai livelli adiacenti, non toccati durante l’intervento.
Quali sono i segnali a cui fare attenzione perché potrebbero indicare che il trattamento farmacologico non è sufficiente e occorre operarsi?
Il trattamento conservativo è, nella maggior parte dei casi, il primo approccio per trattare l’ernia del disco.
L’obiettivo è infatti cercare di evitare l’intervento chirurgico al paziente, a meno che questo non si renda indispensabile. I segnali a cui stare molto attenti sono il dolore e la mobilità. In particolare, un peggioramento importante della sintomatologia periferica (ad esempio della sciatica) deve sempre allarmare, così come una perdita di forza o di sensibilità di uno o più muscoli della gamba (ad esempio alcuni pazienti si accorgono che tendono ad inciampare perché il piede non si tira su con la stessa forza di prima).